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Chi ha ucciso Francesco Nuti? di Luca Rossi

Ma se gli italiani non hanno ucciso Francesco Nuti, chi lo ha fatto?

Se c’è un artista che ha incarnato la molteplicità di risorse, la novità e il coraggio di una generazione che voleva emergere, i suoi conflitti e le sue paure, la sua poesia inconsapevole, il sentimento e l’orgoglio di essere italiani, la malinconia dell’Italia e la sua risata, questo è Francesco Nuti. Nel sorriso di Francesco Nuti c’era qualcosa di profondamente toscano, ma ogni pischello romano o scugnizzo napoletano potevano riconoscervisi, perché conteneva un elemento proprio di ogni vero artista, la capacità di esprimere l’universale attraverso l’individuale.

Ogni vero italiano è stato Pinocchio,  il bambino nato da un burattino di legno,  ma Francesco Nuti sembrava esserlo all’infinito, averne colto e rappresentato l’essenza e essere stato costretto a portarne la maschera per tutta la vita.  Che pena fa nella sua ultima uscita, ormai costretto su una sedia a rotelle, lui che aveva avuto tutto dalla vita e tutto gli era stato tolto, che pena fanno quelli che lo applaudono, come se la tragedia avesse toccato soltanto lui e loro ne fossero immuni. Questa scena stranamente ricorda quella di OcchioPinocchio, uno dei suoi ultimi film, quando una platea di uomini e di donne mummificati dall’età, dall’egoismo e dall’avidità, applaude Pinocchio, il figlio cresciuto in un centro anziani in Italia, nella Colonia Piccola Italia, e portato nella grande America dal suo presunto padre, un magnate della finanza che ha scoperto di avere un figlio dal testamento del suo fratello defunto. Francesco Nuti, nella realtà di una cerimonia di riconoscimento alla sua carriera di attore, e Pinocchio, nella finzione dell’accoglienza di un figlio ritrovato da parte del mondo del potere e della finanza, rispondono con la stessa comica lontananza e incongruenza, che è un modo intelligente di riflettere e smascherare quanto i membri di entrambe quelle platee siano in realtà lontani e incongruenti rispetto alla vera umanità.  

Non fatevi ingannare dalle apparenze, ci sono donne giovani e belle nella platea ad omaggiare Francesco Nuti quella sera, ma sono mummie anche loro, lo sono in interiore homine, dove conta davvero. Francesco Nuti aveva quindi capito e previsto, ad inizio anni Novanta, il destino dell’Italia? Era OcchioPinocchio un film di denuncia? Perché un regista che aveva fatto film ultra-italiani, un attore comico italianissimo, ad un certo punto decide di realizzare un film in gran parte ambientato in America? Perché durante il film si sente urlare dentro la folla queste due parole: loggia massonica? Perché tanta cura a rappresentare il mondo del potere e della finanza, non con le luci sfavillanti ed accattivanti del cinema di Hollywood, ma con colori cupi e ombre tenebrose, una notte buia e tempestosa dalla quale Pinocchio fugge una mattina all’alba, correndo su un prato verde illuminato dal sorgere del sole? A cosa si riferisce esattamente il nome del centro anziani in cui Pinocchio era nato e cresciuto: Colonia Piccola Italia

OcchioPinocchio è il film più ambizioso di Francesco Nuti, dove il regista toscano si allontana dalla commedia romantica e si avventura in un cinema simbolico, pieno di enigmi e di messaggi cifrati. Come una pergamena d’oro infilata dentro una bottiglia e lanciata dall’alto di una nave che attraversa l’oceano, ci sembra oggi questo film, dove tutto è simbolo di qualcosa, e andrebbe visto nelle scuole, nelle carceri, negli ospedali, rivisto un centinaio di volte, perché è una difesa cinematografica dell’Italia, un tentativo, forse folle e donchisciottesco, ma realizzato nonostante enormi perdite finanziarie, di salvare l’Italia, la sua cultura e il suo cinema, dalle intenzioni criminali di un potere che programmaticamente si attrezzava a distruggerla.  

Che importa che non ci sia riuscito, Francesco Nuti ci ha provato, e il suo sforzo non è stato vano, perché quando gli italiani capiranno, e un giorno capiranno, leggeranno allora i simboli contenuti in quella pergamena e la verità gli scoppierà dentro come in un sogno, sciogliendo i nodi che si erano formati in decenni di paura e di menzogna.

I film di Francesco Nuti sono pieni di gioia e di bellezza, pieni d’Italia, della predilezione che ha la nostra gente per un lavoro artigianale fatto bene, un lavoro onesto, rispettoso degli altri e di sé stessi, di un ancorarsi alla terra, umile e paziente, per poi lanciare il cuore più in alto possibile, in quel cielo così bello quand’è bello, così splendido, così in pace (1), per attingere coraggio e speranza. Si ride tanto nei film di Francesco Nuti, ma si ha soprattutto questa percezione di essere davanti a qualcosa di naturale, il piacere di assaporare un frutto schietto e spontaneo della nostra terra. Dopo l’insuccesso di OcchioPinocchio a Francesco Nuti è stato negato qualunque possibilità di ritorno e di riscatto, il mondo della cultura e dello spettacolo gli ha voltato le spalle, quasi godendo di vedere cadere così in basso chi aveva ottenuto un successo così grande. I giornalisti da rotocalco hanno dato sfogo alle loro morbose inclinazioni, raccontando del suo alcolismo, della caduta dalle scale prima di un suo annunciato ritorno come attore, dei demoni di un artista fragile e di tante altre idiozie che hanno però fatto presa sulle anime confuse e disorientate degli italiani.  

Ed ecco riemergere l’aspetto che unisce questi misteriose morti italiane e le riconduce tutte ad un’unica matrice, quello di addossare agli italiani la colpa del fatto. Francesco Nuti si è rovinato perché non riusciva a sopportare di essere stato abbandonato dal suo pubblico. Gli italiani sono stati crudeli con Francesco Nuti. Gli italiani sono un popolo che dimentica in fretta. La propaganda antitaliana è stata così pervasiva ed ha avuto un tale successo che ormai la maggioranza degli italiani ne sono diventati dei suoi agenti inconsapevoli. Ora, gli italiani non hanno nessuna responsabilità per la tragica fine di Francesco Nuti, agli italiani è stato tolto qualcosa, sono a loro che qualcuno dovrebbe chiarire le identità dei veri responsabili e non viceversa.

Ma se gli italiani non hanno ucciso Francesco Nuti, chi lo ha fatto? Qualcuno potrebbe obiettare che Francesco Nuti non è stato ucciso, ma che è morto a causa di una lunga malattia. Ebbene, ci sono tanti modi per uccidere un uomo, e questi signori della morte non soltanto li hanno adoperati quasi tutti ma ne hanno inventati di nuovi quando necessario. Per Francesco Nuti hanno scelto forse la morte più crudele, la trasformazione in una smorfia tragica di uno dei sorrisi più belli che l’Italia abbia avuto, germogliato dalla sua terra come un fiore, e poi spezzato, come purpureo fiore, che l’aratro ha tagliato, languisce morendo, o chinano il capo i papaveri sul collo stanco, quando la pioggia li grava (2).

  • (1) Manzoni, Promessi Sposi
  • (2) Virgilio, Eneiede

Luca Rossi il 5 Agosto 2023

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