Dalla libertà di vivere passiamo alla libertà di morire e infine all’obbligo di morire: ecco tutto ciò che questa società disumana ha da proporci, è tempo di cambiare direzione per riprenderci la nostra libertà di vivere, per ritrovare la nostra umanità. Traduzione a cura di Roberto Pecchioli di un articolo di Karine Bechet-Golovko
L’Assemblea nazionale francese si prepara in questi giorni a discutere la questione dell’eutanasia. In un Paese in piena una crisi economica, sociale e politica, in un Paese che gioca a farsi paura con la guerra in Ucraina, sembra infatti che i rappresentanti del popolo non abbiano questioni più urgenti o importanti, visto che questa volta la proposta di legge viene da loro. Passiamo quindi da una lotta per aiutare le persone a vivere a una battaglia per aiutare le persone a morire. Questo cambiamento qualitativo segue l’evoluzione logica delle nostre società, in cui l’uomo non ha più valore in quanto tale; ha un costo, deve generare reddito, è intercambiabile, non deve essere un peso. Quando la paura della vita supera quella della morte, significa che le nostre società sono in una condizione di estrema debolezza.
Siamo davvero entrati in una società di morte. Avevamo già avvertito questo cambiamento con il fanatismo pandemico. Lo vediamo ora con l’imperativo dell’eutanasia, un movimento che va ben oltre la Francia, poiché è uno degli aspetti di questo mondo globale. In Gran Bretagna una campagna di affissione di manifesti per rendere ludica l’eutanasia ha ricoperto nel 2024 i muri del metro di Londra prima che fosse adottato il progetto di legge. Una morte serena e idilliaca in una foresta svizzera”, ha commentato martedì su X Philip Nitschke, medico australiano e attivista pro-eutanasia che ha creato la capsula Sarco, convinto che il dispositivo abbia aiutato “una donna americana ad avere la morte che desiderava”. La morte è la gioia. La morte è la festa. La morte è l’ amore. Orwell sarebbe disperato di vedere fino a che si è realizzatala sua opera. In Svizzera, una capsula magica, portatile e individuale viene pubblicizzata come il non plus ultra dell’eutanasia.
La proposta di legge sulla fine non naturale della vita è presenta come una “scelta” . Compiuta da chi, in quale momento e in quale stato di lucidità? Una scelta che deve alleggerire il peso sui propri cari e sulla società, quindi una sorta di obbligazione morale di morire. La Francia segue questa strada falsamente umana traboccante di “buoni sentimenti” con il disegno di legge depositato dai deputati dopo lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale, che riprende le grandi linee del progetto governativo presentato in precedenza. Anche qui ritroviamo lo stesso ragionamento fallace: la dignità passa attraverso la morte e non attraverso l’assistenza alla vita, argomenti che distorcono apertamente i pilastri della Francia. Oggi la libertà non è più vivere come si vuole e quindi costruire se stessi, ma morire quando “bisogna” farlo, quindi distruggersi. L’uguaglianza diventa permettere a ciascuno di morire quando lo decide e dove lo decide, e non più il diritto di avere sempre accesso alle cure, quali che siano, per poter vivere. La fraternità è l’uccisione dell’altro.
Questi sono i principi del testo , che ha l’ambizione di diventare una grande e bella legge di libertà, di uguaglianza e di fraternità. “Una grande legge di libertà, quella di disporre della propria morte, analoga alla libertà di disporre del proprio corpo che abbiamo consacrato nella nostra Costituzione. Una grande legge di uguaglianza, che significherebbe che non dovremo più ricorrere alla clandestinità o all’esilio per spegnere la luce della nostra esistenza. Una grande legge di fraternità, per accompagnare ciascuno e ciascuna fino alla fine del cammino, secondo le sue scelte e la sua volontà. Insomma, una grande legge repubblicana affinché domani, in questo Paese, possiamo morire allo stesso modo in cui abbiamo voluto vivere: liberamente e serenamente. “ Siamo entrati nella Repubblica della Morte. Inoltre, spingendosi oltre, i deputati hanno specificato che la morte potrà essere provocata dalla persona stessa… o da un medico. Quindi il medico non è più colui che cura, è anche colui che può ucciderci. Legalmente, ovvio, il che non cambia il risultato.
Inoltre viene apertamente messo in risalto il vantaggio economico. L’eutanasia potrebbe generare guadagni per 1,4 miliardi di euro all’anno. Invecchiare è costoso, ammalarsi costa caro, bisogna fare delle economie. Di quante vite parliamo ? Che importanza ha? Queste non sono più vite, sono pesi per la società. Quindi un po’ di “dignità” e “senso civico” e ammazzatevi . Per il bene di tutti. Alcuni ricordano le derive nei paesi in cui l’eutanasia è stata adottata. Il suo campo di applicazione continua ad espandersi, tutte le barriere cadono una dopo l’altra. Per lasciare infine l’uomo debilitato, estenuato, con una pistola in mano e l’obbligo di servirsene. Dalla libertà di vivere passiamo alla libertà di morire e infine all’obbligo di morire. Ecco tutto ciò che questa società disumana ha da proporci. È tempo di cambiare direzione. Per riprenderci la nostra libertà di vivere. Per ritrovare la nostra umanità.
Fonte: Karine Bechet-Golovko ( https://russiepolitics.com/euthanasie-quand-la-france-passe-de-la-liberte-de-vivre-au-droit-a-mourir-que-reste-t-il-de-notre-humanite/) ricevuto, pubblicato e tradotto da Roberto Pecchioli