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Tennis: “Il Caso Andrey Rublev”

Il Tennis è morto? viva il Tennis dal sapore antico del nostro Jannik Sinner! Aleksandr Bublik: il Tennis c’è perché ci siamo noi! Dal Var nel calcio, all’Occhio di Falco nel Tennis: strumentalizzazione politica ab personam nello sport o palese manipolazione delle nuove tecnologie e sistemi di controllo? di Andrea Cometti

Andrey Rublev detto “Rublo” è un talentuoso tennista russo tra i più conosciuti nel circuito internazionale, n° 5 Atp al mondo. Dal temperamento esuberante, il fumantino moscovita ama spesso “farsi il segno della croce” e autoflagellarsi per i suoi errori durante i match.

In perfetto stile Tafazzi se l’è sempre presa, solo ed esclusivamente con se stesso fino a qualche giorno fa, quando nella semifinale del ricco torneo Atp di Dubai contro il russo naturalizzato kazako Aleksandr Bublik, dopo una palla dell’avversario uscita di una ventina di centimetri si è diretto verso un “distratto” giudice di linea, urlandogli alcune imprecazioni in inglese  – dice lui -, ma forse anche nella lingua di Dostoevskij – dicono altri- sembra gli sia scivolato un classico “Stronzo” che gli ha decretato una immediata espulsione, nonostante le difese prese da Bublik stesso che, insisteva per finire la gara.

Morale del contendere un planetario “pubblico ludibrio” con scandalizzate Agenzie Stampa a processare l’escandescenza del novello “Ivan il Terribile”: sproporzionate e stranamente immediate sono state le ripercussioni sulla sua carriera, come l’esclusione dai prossimi tornei, multe e forse avventura finita per il povero “Rublo” nel rissoso mondo del Tennis: manco se allo “sbadato” giudice di linea, gli avesse spaccato la racchetta sulla testa!

Per la cronaca Andrey Rublev si è sempre dichiarato contro la guerra in Ucraina, inimicandosi molti fans in patria e non solo, ma il sottile sapore di una vera e propria rappresaglia politica ab personam in chiave “Russofoba” è più che un sospetto.

Amici sportivi, sono i misteri del nuovo Mondo Globalizzato e del suo schizofrenico Tennis fatto di “Pugnetti” e tanti dollari, in cui all’epoca dei Var e delle sofisticate tecnologie ci si può domandare: perchè ancora i vetusti e anacronistici giudici di linea e non il consolidato “Occhio di Falco” per decretare con certezza la destinazione della fantomatica pallina da Tennis?

Ora sorvolando, che nel caso Rublev l’Occhio di Falco non sarebbe certo servito, visto che la palla incriminata era nettamente fuori e almeno di una ventina di centimetri, ci si può domandare: se chi gestisce questi carrozzoni post-sportivi, a incominciare dalle federazioni e leghe varie siano ancora credibili per il gregge di pubblico pagante o sono diventati ormai solo dei subdoli strumenti di propaganda politica?

Nello specifico sul caso Rublev, alcune risposte le ha ben argomentate lo schietto Bublik: “Avrei preferito perdere che finire così l’incontro, il Tennis siamo noi: questo tipo di problemi li abbiamo solo quando ci sono i giudici di linea. Noi non siamo pazzi, viviamo il tennis con passione, sogniamo sin da bambini di giocare partite come queste in grandi arene, poi arriva un signore che fa il linesman (Giudice di linea) da tre anni e decide lui; può esserci una chiamata in ritardo, capita, soprattutto sulla terra. Chi ha sbagliato, Andrey? Forse. Il giudice? Forse. Il punto è che possiamo togliere il giudice di linea, ma non Andrey. Il tennis c’è perché ci siamo noi !”.

Interessante che Bublik di Madre lingua russa, ma soprattutto testimone sul campo delle frasi incriminate, ha dichiarato: “La persona affrontata da Rublev non ha detto nulla ed è stato un altro ragazzo a riferire le parole pronunciate da Andrey”, ovvero in quel di Dubai, dai giudici di linea agli organizzatori, sono come le Tre Scimmiette: “Mute, cieche e sorde”, ma è ancora sport questo? Se il Tennis è morto, viva il Tennis dal sapore antico del nostro Jannik Sinner sperando che certune “Scimmiette” non riescano a rovinarcelo.

Andrea Cometti il 3 Marzo 2024

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