HomeIl Perché RubricheCui prodest? Fuori dal CoroLa Legge nella “Postmodernità” di Daniele Trabucco

La Legge nella “Postmodernità” di Daniele Trabucco

Legge patteggiata? quando le leggi sono frutto di quegli interessi esteriori e materiali di cui sono portatrici certe categorie di cui spesso le forze politiche sono espressione. Perchè, se guardiamo al panorama politico italiano è indifferente votare per un partito anzichè per un altro?

Il termine “modernità” viene spesso interpretato come sviluppo, progresso, avanzamento di civilità. La “modernità”, infatti, è l’epoca della Rivoluzione scientifica (prima Bacone e poi Galilei), della Riforma protestante (“sola fide, sola gratia, sola scriptura, solus Christus, soli Deo gloria”), della nascita dello Stato modernamente inteso (Vezio Crisafulli) e della politica, svincolata da qualunque presupposto religioso, quale ricerca del consenso e del mantenimento del potere etc. Tuttavia, la “modernità” è anche il periodo dell’affermazione della sovranità soggettiva, del pensiero quale condizione dell’essere sul piano teoretico (pensiamo a Cartesio ed al suo “cogito”) e della elevazione sul piano gnoseologico del metodo della scienza positiva a legge di ogni conoscenza e dell’opzione personale a fonte della morale.

La “Postmodernità”, a sua volta, porta alle estreme conseguenze il nichilismo proprio della “modernità”: essa dissolve persino la sovranità soggettiva, facendo del soggetto non l’ente che impone la propria volontà, ma o il frutto delle sue passioni e dei desideri, o il frutto di un blocco storico/sociale per utilizzare una terminologia tanto cara ad Antonio Gramsci (1891/1937), o il prodotto “effimero” dei contingenti riconoscimenti sociali.

Una cosa è certa: il soggetto non è più sostanza individuale razionale, bensì un mero fenomeno. È evidente, allora, la concezione di legge che ne consegue: una legge patteggiata. Che cosa significa questa espressione? Significa che la legge non è un comando razionale, richiesto dalla giustizia e conforme al diritto naturale, ma frutto di quegli interessi esteriori e materiali di cui sono portatrici certe categorie di cui spesso le forze politiche sono espressione. Insomma, la negazione del significato autentico di legge che è quella di aiutare gli uomini ad essere migliori, a realizzare pienamente la propria essenza.

Ecco perchè, se guardiamo al penoso panorama politico italiano (e non solo), è indifferente votare per un partito anzichè per un altro: entrambi “abbraccieranno” quegli interessi di cui sono espressione. Certo: una parte potrà essere più sensibile dell’altra su alcune questioni etiche, ma nessuna avrà il coraggio di abrogare leggi ingiuste e degradanti perchè, per entrambe, la legge è selezione di interessi e non una “ordinatio rationis ad bonum commune, ab eo qui curam communitatis habet, promulgata”.

Daniele Trabucco il 28 Dicembre 2023

RELATED ARTICLES

Most Popular

Recent Comments