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L’evoluzione dell’alfabetizzazione di Betty Scapolan

Più sono geni creativi, più sono incompresi. Viviamo in una Era di benessere e di super intelligenti. Tutti scrivono, ma nessuno legge e si sfornano migliaia di copie di libri privi di contenuto.

La Società moderna si è evoluta. L’ignoranza è stata pressoché sostituita dalla scolarizzazione. Così, mentre nel 1860 circa, l’85% della popolazione era analfabeta, oggi a distanza di oltre un centinaio d’anni, solo l’1% della popolazione italiana, non sa leggere, scrivere e contare. 

Se si guarda bene, le statistiche vengono confermate anche dal mercato editoriale, che nonostante la crisi percepita negli ultimi anni, ha chiuso con solo un 1,5% in meno il 2023, rispetto al precedente. E nel 2022 sono stati pubblicati ben 83.950 libri, una media da capogiro con 230 al giorno, a cui si sono aggiunti altri 35.200 e-book. 

Non è sicuramente male per un Paese che affermano, non legga, tanto da inserirlo nelle ultime posizioni, nella lista stilata da Eurostat, (l’Ufficio Statistico dell’Unione Europea). I dati rilevati hanno mostrato uno scenario da Terzo Mondo. Solo il 21% della popolazione, dedica alla lettura settimanalmente 5 ore del proprio tempo libero e di questi, l’8,5% dichiara di considerare tale parentesi, come una faccenda domestica quotidiana.

Ma se consideriamo l’alta percentuale di libri scritti e pubblicati giornalmente, i conti non tornano.

Cosa viene insegnato oggi  nelle scuole? Sono tutti. o quasi, studiati. Non mancano né i Licei, né le Università, anche se si stima che, il 41% della popolazione dai 14 ai 45 anni, abbia solo conseguito la licenza di terza media e di poco oltre, il 42%, abbia invece, un diploma di scuola superiore di secondo grado o una laurea. 

Gli scaffali delle librerie, sono pieni zeppi di libri che nessuno legge. Cosa viene scritto di tanto importante da doverlo condividere col mondo? 

L’a-b-c sono le nozioni principali per dare vita all’alfabeto e si imparano alle elementari, così come le tabelline per iniziare a contare.

Ma quanti lo sanno fare senza il calcolatore elettronico? 

Le ultime generazioni giovanili, gli Alpha e gli Zeta, prediligono la narrativa ed i fumetti, con testi brevi, vignette diffuse a caratteri semplici e in formato maiuscolo. Si ritengono superiori come intelletto alla stragrande maggioranza della popolazione, anzi si reputano, dei piccoli geni creativi incompresi, soprattutto in ambito informatico.

Seguono le mode impartite da “personaggetti” inqualificabili e fuorviati; da simil-cantanti che urlano impazziti e sfasciano i palchi, da menomati ritardati, che si autoproclamano influencer, i quali plagiano il prossimo con azioni depravanti, degeneranti e delinquenziali. Un esempio è quel Matteo di Pietro, youtuber 20enne, che lo scorso giugno a Roma, per filmare una corsa abusiva con un Suv lanciato a 124 km orari, dopo tre giorni senza dormire, travolse ed uccise un bambino di 5 anni, ferendo la sorellina e la madre. E, come se non bastasse, la Procura ha accettato il patteggiamento, così a breve tornerà in libertà un patentato omicida. Oppure quegli esaltati che in nome dell’ecologia e del cambiamento climatico, si ergono a paladini e deturpano, danneggiano ed imbrattano tele ed opere d’arte di inestimabile valore, spinti da impulsi irrefrenabili.  Questi sono dei pagliacci partoriti senza arte né parte. Figli di una società che ha smarrito valori ed identità e che riesce ad influenzare la gioventù, proponendo modelli volgari e privi di contenuto, offrendoli come scatole vuote.

E’ vero, l’ignoranza è scomparsa, siamo tutti alfabetizzati e più intelligenti; ma quanti sanno veramente scrivere, leggere e contare? 

Oggi la massa è concepita sotto una nuova ottica: quella dell’analfabetismo funzionale, i cosiddetti illetterati. Non sanno leggere in primis, né scrivere con una penna, né contare senza calcolatrice digitale, non conoscono, né comprendono il senso e l’origine delle parole. Sono solo utili al sistema e funzionano in stretta collaborazione della IA (Intelligenza Artificiale) che li modella e li indirizza a piacere.

In un articolo scritto nel 2008, Tullio de Mauro, (ex Ministro dell’Istruzione e del Merito), affermò senza mezze misure e con soddisfazione, che solo il 20% della popolazione adulta italiana, era in possesso dei requisiti minimi indispensabili di lettura, scrittura e calcolo necessari per sostenere una adeguata comunicazione all’interno della società contemporanea.

Sì, l’analfabetismo funzionale esiste e la prova tangibile è sotto gli occhi di tutti, basta aprirli e non continuare a sonnecchiare…

Betty Scapolan il 02 Gennaio 2024

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