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Instagram, il Social Media giovanile è terreno fertile per gli Hacker di Betty Scapolan

Social network che passione! Almeno finché i cyber criminali non tentano di rubare i dati sensibili degli utenti registrati. E di questi tempi, è molto difficile restarne in possesso.

Da anni i giovani si sono indirizzati su social alternativi, abbandonando quasi del tutto, Meta/Facebook, considerato ormai troppo antiquato. Hanno prediletto Instagram, meno impegnativo, più fluido, più semplice, più sponsorizzato, sia da aziende che si focalizzano su marketing e marchi di qualità, sia dai nuovi influencer, che dettano mode, ma anche azioni spericolate e dannose per la propria ed altrui esistenza.

Il social media è in costante aumento: solo nel 2021, ha registrato un incremento di circa 13milioni di utenze attive mensilmente. 

Probabilmente, i due fondatori, Mike Krieger Kevin Systrom non si aspettavano tanto successo quando avevano ideato “Burbn” ed ancor meno, quando hanno ceduto a Zuckerberg la piattaforma, poi divenuta Instagram.

Eppure, con poche insignificanti migliorie, l’app ha acquistato in fretta, notorietà e risultati più che eccellenti, stravolgendo qualsiasi investimento di mercato.

Purtroppo però, ogni buon proposito si può trasformare in una lama a doppio taglio. Infatti, il social è diventato il pane quotidiano più appetibile per truffe online, furti di identità e propagazione illimitata di virus, malware e trojan.

Più dell’80% degli utenti, dichiara di utilizzare la piattaforma, per raggiungere un target consolidato sia fra amicizie, sia  di vendite, ottenendo maggiori risvolti economici e profitti anche all’estero. 

Nello stesso tempo però, ogni dieci minuti avviene un furto di dati sensibili, in quanto il servizio non offre nessun tipo di tutela informatica e di sicurezza, mettendo a rischio le identità personali di milioni d’account, soprattutto giovanili. Gli attacchi non sono diretti solo ai privati, ma colpiscono soprattutto le aziende, diventando ogni giorno più precisi e difficili da individuare.

Pishing sono messaggi inviati da fonti attendibili, che pochi riescono ad identificare come truffe. Sono talmente perfetti, da rendersi conto del furto, solo dopo essere inciampati nel link d’accesso. Possono giungere sottoforma di messaggi da amici e/o parenti, oppure e-mail da enti governativi o notifiche da altri contatti presenti fra le conoscenze. Si presentano, non solo come link, ma pure come video.

Guarda questo reel di ….” e segue il nome di un amico, oppure:

Guarda questo video di….”

Ti ho visto a….”

Sono molteplici gli inviti ad accettare richieste inusuali, utilizzando metodi coinvolgitivi, attingendo direttamente dalle liste followers contenute nei profili derubati.

Non mancano neppure le False offerte per collaborare con marchi riconosciuti. Vengono trasmesse mediante sondaggi, petizioni online, concorsi. Facili da confezionare e mascherate da buoni intenti collaborativi fra aziende, sono un’esca per ottenere informazioni professionali, societarie e finanziarie, tipo le coordinate bancarie. Nel link preposto dopo l’accettazione, si culmina con la donazione finale.

Quasi identica è pure la Frode con carta di credito e l’assunzione facile. Le vittime, convinte da un messaggio di vincita di un premio rilevante e prezioso, devono versare una quota con la carta elettronica. E nel contesto, vengono derubate.

Ma le peggiori in assoluto, restano le Truffe emotive, presenti ovunque, non solo su Instagram. Sono ben orchestrate e colpiscono senza remore e sensi di colpa. Il truffatore indirizza le sue mire su una persona fragile e facilmente manipolabile. Diventa suo amico/a, rivelando piccoli segreti (falsi, inventati) della sua vita. Quando il pesciolino ha abboccato, cominciano le tragedie, i lutti in famiglia, il bisogno disperato di un aiuto economico e dopo l’esborso, l’infame scompare con baracca e burattini, lasciando la vittima a piangersi addosso per essere stato raggirata. 

Nella lista vorrei aggiungere i virus trojan, i quali infettano i programmi, danneggiando documenti interi, i malware, finalizzati per rovinare irreparabilmente i sistemi informatici, gli adware, utilizzati per sommergere gli utenti di pubblicità invasiva e le  catene di S. Antonio, usufruite per immettere in rete la propagazione, sottoforma di condivisione dei virus stessi. 

Il furto d’identità è un reato punibile con il carcere, ma è difficile arrestare i criminali informatici, in quanto, i falsi profili da loro utilizzati, sono generati da server crittografati, con una serie illimitata di numeri e lettere difficilmente individuabili. Grazie al sistema del pishing, ottengono l’accesso alle informazioni personali delle vittime coinvolte, quali: nome, cognome, data di nascita, indirizzo, e-mail, password e ne approfittano per raggiungere altri contatti registrati e per sabotare i siti web principali, specie se aziendali.

Una vera e propria reazione a catena, per il continuo espandersi di un crimine sempre più impunito.

Scapolan Betty il 17 Dicembre 2023

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