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Intelligenza Artificiale: opportunità o fine dell’homo sapiens? di Roberto Pecchioli

Intelligenza Artificiale debole, generale, generativa. Affascinante opportunità o fine dell’homo sapiens? dalla rivista Nexus numero maggio-giugno 2025.

L’Intelligenza Artificiale ( I.A.)è entrata di prepotenza nelle nostre vite. A ritmo  crescente – il nostro è il tempo della dromocrazia , il potere della velocità- modifica ogni ambito dell’esistenza. L’uomo diventa antiquato, come paventava negli anni Cinquanta del secolo passato, agli albori della tecnica padrona, Gunther Anders. 1 Con le acquisizioni tecnoscientifiche che chiamiamo Intelligenza Artificiale cambia l’uomo in maniera così estesa da determinare un salto antropologico che potrebbe farla finita con l’homo sapiens, dominatore degli ultimi millenni, protagonista dell’antropocene, l’era della supremazia della specie umana sulla Terra. L’I.A. , frutto straordinario delle scoperte dell’intelligenza naturale degli esseri umani, sta modificando il nostro ruolo nel mondo a partire dal rapporto con la macchina e l’artificiale- con cui siamo destinati a ibridarci, dai chip cutanei alla distopia della mente alveare postumana- alle attività lavorative di natura specializzata, cognitiva, sempre più affidate a robot e apparati governati dall’I.A. La rivoluzione non risparmierà alcun campo dell’esistenza; il diritto sta studiando l’istituzione della cosiddetta “persona elettronica”. Grandi cose ci possiamo attendere dall’ Intelligenza Artificiale, ma anche pericoli estremi. Avanza infatti- insieme con una serie di applicazioni che possono davvero aiutare la nostra vita – una modalità esistenziale che mette da parte l’umano , il naturale o biologico per privilegiare l’artificiale, con conseguenze non ancora immaginabili. Al di là di entusiasmi ingenui o demonizzazioni senza effetti pratici ( le innovazioni tecnologiche diventano prassi per il solo fatto di essere state inventate) la minaccia per la creatura umana è reale. Innanzitutto per il fatto che l’I.A., come altre straordinarie possibilità tecnologiche entrate a far parte della quotidianità, è controllata, posseduta in regime di oligopolio da una cupola economica, tecnologica e finanziaria che non risponde ad altri che alla propria volontà di potenza.

La dimensione pubblica, statuale, territoriale, le leggi umane, quasi nulla possono dinanzi all’avanzata del leviatano tecnoscientifico proprietario di tutto, anche del conglomerato di conoscenze detto Intelligenza Artificiale. Si allarga il deficit cognitivo tra l’umano e il tecnologico che Anders definiva dislivello prometeico dell’uomo che si percepisce inadeguato di fronte all’apparato da egli creato e sul quale teme di perdere il controllo. Occorre un modesto Bignami, un riassunto orientativo sull’ Intelligenza Artificiale, a partire dalla definizione. L’I.A. è il ramo dell’informatica che progetta e programma  sistemi in grado di dotare le macchine di caratteristiche e abilità considerate umane, come percezioni visive, spazio-temporali e decisionali. Ovvero, non solo capacità di calcolo , conoscenza ed elaborazione, ma di riproduzione di tutte le differenti forme di intelligenza ( o rappresentazione mentale) riconosciute dalla teoria di Howard Gardner. 2 Lo psicologo americano identificò nove tipologie differenziate di “intelligenza”, ognuna deputata a differenti settori dell’attività umana: l’ Intelligenza logico-matematica; linguistica; spaziale; musicale; cinestetica o procedurale; interpersonale; naturalistica; filosofico-esistenziale. Lo standard ISO/IEC 42001 2023 Information technology – Artificial Intelligence Management System (AIMS) definisce l’intelligenza artificiale la capacità di un sistema di mostrare capacità umane quali ragionamento, apprendimento,  pianificazione, creatività.

Già in questi termini è facile intuire l’infinito campo di applicazione dell’I.A. nella riproduzione di operazioni e comportamenti umani da parte di apparati adeguatamente impostati e informati. L’ Intelligenza Artificiale nasce con l’avvento dei computer nel 1956. I primi elaboratori erano già in grado svolgere ragionamenti logici, in particolare legati alla matematica. Le aziende tecnologiche presero a sviluppare programmi e software capaci di pensare e agire come gli esseri umani in determinati campi e settori. Fu introdotto il  Lisp, (list processor) il linguaggio di programmazione per oltre trent’anni alla base dell’I.A. Aiutato dalle scoperte della cibernetica, la scienza che studia e realizza dispositivi che simulano le funzioni del cervello umano, autoregolandosi per mezzo di segnali di comando e di controllo in circuiti elettrici ed elettronici o in sistemi meccanici. Oggi l’apparato artificiale è dotato di un’ “intelligenza” più rapida, veloce , priva di remore o vincoli rispetto a quella dei suoi inventori umani. Quella appena definita è l’I.A. “debole” che non ha lo scopo di possedere abilità cognitive generali. La sua funzione è risolvere esattamente un singolo problema. Non mostra di possedere una coscienza o una mente equiparabile a quella umana. In contrasto con l’intelligenza artificiale “forte” ( o generale, A.G.I.) l’I.A. debole si riferisce all’uso di programmi che studiano o risolvono specifici problemi , o ragionamenti che sono al di fuori delle capacità cognitive umane.

L’Intelligenza Artificiale Generativa ( I.A.G.) è una branca dell’I.A. che si concentra sulla creazione di nuovi contenuti, come testi, immagini, musica, audio e video, imparando da dati esistenti. A differenza dell’I.A. debole, che si occupa di previsione e classificazione, l’I.A. generativa produce contenuti originali e realistici. Lo fa utilizzando modelli di machine learning, ovvero di apprendimento automatico. L’apparato riesce ad apprendere dai dati senza essere espressamente programmato a tale scopo. Le macchine possono imparare a identificare modelli e prendere decisioni autonomamente, migliorando con l’esperienza. Un ‘abilità umana immensamente potenziata. L’I.A.G. impara attraverso reti neurali , pattern ( schemi o modelli di comportamento) che imparano a riconoscere dati ed elaborarli per generare nuovi contenuti simili a quelli di addestramento. Alcuni modelli possono generare articoli, poesie e altri testi, su input dell’utente. Altri possono creare immagini realistiche o opere d’arte , generare musica originale, basandosi su generi e stili specifici. , oppure video, animazioni e giochi partendo da testo o immagini. E’ in grado di creare contenuti personalizzati per marketing e campagne pubblicitarie, può simulare fenomeni naturali o sviluppare nuovi materiali, creare prototipi di prodotti, modelli tridimensionali e tantissimo altro.

L’intelligenza artificiale forte o intelligenza artificiale generale  è invece la capacità di un agente intelligente di apprendere e capire qualsiasi compito intellettuale che può imparare un essere umano. Gli esperti divergono sulla definizione di coscienza nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale Generale o Forte. Secondo il filosofo John Searle, che ha compiuto particolari esperimenti scientifici, l’intelligenza artificiale forte, il computer non sarebbe soltanto, nello studio della mente, uno strumento; un computer programmato opportunamente è davvero una mente. 3 Il significato di coscienza è dibattuto da sempre. La definizione dell’enciclopedia Treccani è “ consapevolezza che il soggetto ha di sé stesso e del mondo esterno con cui è in rapporto, della propria identità e del complesso delle proprie attività interiori.” Difficile  attribuirla a macchine artificiali. Eppure oggi si è in grado di produrre automi dotati di modelli comportamentali risultanti da attività che presuppongono un lato conscio, un “Sé” artificiale. Gli algoritmi di apprendimento profondo sono realizzati ad imitazione del sistema neurale umano.

Già da queste informazioni frammentarie si può comprendere l’immensa portata dei cambiamenti non solo tecnologici, ma antropologici e persino ontologici legati all’Intelligenza Artificiale, posseduta, controllata e continuamente implementata da oligarchie tecno finanziarie pressoché onnipotenti. La sfida nei confronti dell’uomo ( o contro di esso ?) è stata colta nella sua interezza da papa Prevost sin dal primo giorno del suo pontificato ( 8 maggio 2025) Nella prima omelia pronunciata dinanzi ai cardinali – una sorta di discorso programmatico, le linee guida per la Chiesa- ha spiegato di avere assunto il nome  di Leone XIV come presa d’atto che “siamo dentro una nuova rivoluzione: ai tempi di Leone XIII era in corso una rivoluzione industriale, adesso è in corso la rivoluzione digitale”. 4 Il pontefice americano, che unisce a una solida preparazione filosofica un retroterra culturale scientifico ( è laureato anche in matematica) intende affrontare “ la rapida e profonda rivoluzione tecnologica che ormai, al punto in cui siamo, sta mettendo in discussione l’idea stessa di identità umana. Pensiamo all’Intelligenza Artificiale Generale, o AGI (Artificial General Intelligence), che punta a replicare la capacità umana di risolvere problemi e di ragionare anche attraverso astrazioni superando la ‘vecchia’ intelligenza artificiale.”  5  Papa Francesco così si espresse al vertice G7 tenuto in Italia nel 2024: “l umanità è senza speranza se dipenderà dalla scelta delle macchine”.

Oggi l’apparato artificiale è dotato di un’ “intelligenza” più rapida, veloce , estesa, priva di remore o vincoli rispetto a quella dei suoi inventori umani. Domani nuove scoperte renderanno possibile che la macchina si autoregoli , replichi se stessa, o addirittura prenda il sopravvento  su chi – finora- fornisce le informazioni che la alimentano. Preoccupa e diventa angosciante l’atrofizzazione progressiva delle nostre capacità, la paralisi di funzioni, abilità e facoltà naturali dell’essere umano.  La conclusione è sconfortante: “cresce la tecnica e decresce la cultura, così come cresce l’artificiale e sparisce il naturale, cresce il robot e declina l’uomo” ( Marcello Veneziani). Una decrescita infelice travestita da felicità compulsiva. Si ingigantisce la forbice tra la tecnica e la conoscenza umana, espandendo l’artificiale sino all’incapacità di padroneggiarne gli effetti. Se l’uomo è obsoleto, va superato, sostituito: non vi è alternativa, secondo la logica dell’ apparato artificiale.  Un altro esito  sconvolgente è la perdita di autonomia umana. Infatuati dalla macchina, le trasferiamo ogni decisione: l’automatico, il meccanico, prevalgono su raziocinio, scelta, ponderazione in base a criteri umani. L’ I. A. è potenzialmente feroce in quanto non ha criteri morali. E’ disinteressata a tutto ciò che non si può calcolare: dignità, libertà, etica, giustizia, spirito, limite. Proprio ciò che rende unico, straordinario l’essere umano, la creatura dall’ istinto carente capace di pensiero astratto, preoccupazioni morali, ansia di eterno, progetti a lungo termine. La creatura che ha inventato la matematica, pensiero astratto da cui procedono la tecnica e la stessa I.A., ma anche la filosofia, amore per la conoscenza, riflessione intorno all’uomo, la domanda che genera altre domande, all’infinito. Il pericolo va oltre la disumanizzazione: siamo alla sostituzione. Dell’uomo, della natura, della realtà, della storia, del pensiero, di quell’impalpabile concetto che è l’ anima.  L’artefice ha prodotto un’invenzione più pericolosa- se non si perviene a regolazioni  controllabili e indipendenti- della “creatura “ di Frankenstein 6 che ancora aveva un’anima umana .

Gli apparati tecnici mirano alla sostituzione finale dell’umano. Ci correggiamo: l’I.A. non mira a nulla: è, in sé, inerte. Chi ha obiettivi di sostituzione degli esseri umani è l’ élite che la possiede e controlla. Di recente, alcuni scienziati si sono avvalsi dell’I.A. per individuare nuovi farmaci antibiotici. L’accelerazione informatica ha permesso all’apparecchio di valutare quasi settemila composti, pervenendo in un’ora e mezza a un elenco ristretto dal quale ha estratto formule per nove potenziali antibiotici. L’impegno umano avrebbe richiesto anni. Un’ottima notizia, dunque? Sì e no. Il rischio evidente è conferire un potere immenso a chi detiene informazioni e tecnologie, la razza padrona. Inoltre, se l’I.A. può scoprire antibiotici, è ragionevole pensare che possa fare lo stesso con virus , batteri, armi letali. Di qui la necessità di un controllo pubblico, politico, delle tecnologie e dei loro padroni.  Domani altre scoperte renderanno possibile che la macchina si autoregoli , replichi se stessa e addirittura prenda il sopravvento  su chi fornisce informazioni. Fantascienza, paure superstiziose frutto di mentalità chiuse al nuovo? Forse, ma uno scienziato come l’ astrofisico  Stephen Hawking 7 si disse sì affascinato dalla straordinaria invenzione, la più grande della storia; temeva tuttavia che sarebbe stata l’ultima scoperta “umana”. Alle sue parole si possono dare due interpretazioni, una inquietante , l’altra devastante. E’ ormai lecito pensare che l’avvento dell’I.A. renda residuale l’intervento umano, sostituito in ogni operazione cognitiva: inquietante. Si può ipotizzare altresì che la macchina prenda il controllo su chi – scoprendo i segreti della natura- l’ha immaginata e realizzata. Devastante.

Si diffonde a macchia d’olio l’uso distorto dell’I.A. da parte di pirati informatici, colossi economici, organismi pubblici, servizi segreti, dinanzi ai quali siamo ogni giorno più indifesi.  In basso, la dittatura della tecnica spinge all’eclissi del sapere. La cultura “serve” sempre meno, in un tempo dominato dall’utile e dalla strumentalità. Martin Heidegger, tra i primi a indagare l’influenza della tecnica sull’uomo, lo chiamava pensiero non meditante, indifferente al senso, all’etica, allo spirito, a principi diversi dal calcolo economico e dalla funzionalità. L’unico obiettivo della macchina è funzionare. Lo fa benissimo sostituendo il suo creatore umano in migliaia di mestieri, professioni, incombenze. Avremo robot (guidati dall’I.A.) chirurghi, ingegneri, avvocati, contabili, dirigenti d’azienda. Preoccupa molto e diventa angoscia l’atrofizzazione delle nostre capacità, la paralisi di funzioni, abilità e facoltà naturali dell’essere umano. 

Il pericolo vero, forse il più grande, va oltre la disumanizzazione: siamo alla sostituzione. Dell’uomo, della natura, della realtà, della storia, del pensiero, di quell’impalpabile concetto che chiamiamo anima.  Avverrà? Sta già avvenendo davanti ai nostri occhi, tra gli applausi delle vittime. Sindrome di Stoccolma 8 spacciata per progresso. Ma quale progresso potrà esserci, se non si salva l’uomo? Tutto ciò che è tecnicamente fattibile, qualcuno lo farà; è la legge di Gabor, fisico ungherese premio Nobel. Il potere che affidiamo all’I.A. conduce a esiti transumani e postumani , benché non tutte le applicazioni concrete lo siano. La conseguenza è il transito dall’ Intelligenza Artificiale all’uomo artificiale. Si potrà ancora parlare di libero arbitrio e di coscienza? Come e chi potrà ( o vorrà) addestrare l’I.A. a valori giusti, “umani”, se manca un’etica condivisa? Sappiamo costruire una macchina in qualche modo cosciente –  questo, alla fine, è il significato di intelligenza- ma lo facciamo a partire da una visione del mondo che nega ogni trascendenza, ignora la metafisica ( ciò che è oltre la dimensione puramente fisica, materiale) e riduce la coscienza a una funzione organica spiegabile in termini chimici. Superato dall’apparato, all’uomo non resta che ibridarsi con la macchina, ossia smettere di essere ciò che è, sino al traguardo finale dell’uomo artificiale. L’I.A. , da strumento al servizio dell’umanità, rischia di diventare il grimaldello attraverso il quale un’oligarchia tecnoscientifica animata da un’ illimitata volontà di potenza costringe l’uomo a un salto prometeico, transumano, l’approdo a una specie nuova. Natura non facit saltus, dice la biologia. Ma se la natura è sostituita dall’apparato?

Siamo ben oltre l’ingegneria sociale: si allarma anche il teorico della fine della storia, Francis Fukuyama .“Con l’ibridazione uomo macchina e l’Intelligenza Artificiale (A.I.) avremo definitivamente chiuso con la storia umana perché avremo abolito gli esseri umani in quanto tali “. 9 Nel 1995 Jeremy Rifkin aveva intuito un aspetto delle tecnoscienze destinato a cambiare alla radice il modo di vivere: la fine del lavoro. I robot ci sostituiranno con moto accelerato. Robot in lingua boema significa lavoro, e l’obiettivo è trasferire lavoro dall’uomo alla macchina. Il salto concettuale è che il robot non svolgerà più solo  operazioni manuali, ma prestazioni complesse. Sono mutati quadro e cornice, siamo alla quarta rivoluzione industriale, l’ultima, forse, che vedrà protagonista l’uomo. Superata la prestazione umana nei compiti ripetitivi e di fatica, i robot hanno un grado di precisione e duttilità tali che entro pochi anni molti compiti cognitivi saranno affidati a macchine “intelligenti”. Appositi software renderanno inutili notai e revisori contabili, altri soppianteranno architetti e giudici; finanche i matematici sono in pericolo, battuti dalle applicazioni per gli algoritmi da essi stessi elaborate. L’e-learning, l’istruzione a distanza, renderà inutile l’ insegnamento “in presenza”. Persino i servizi alla persona, la cura di anziani e disabili ricadrà sulle spalle artificiali di robot androidi empatici, in grado di riconoscere stati d’animo e sovvenire a necessità immediate. Per limitarci all’aspetto macroeconomico, colpisce che la torta non si ingrandirà, come è avvenuto tra ritardi, problemi ed ingiustizie nelle precedenti rivoluzioni industriali . Il numero di impieghi perduti supererà ampiamente le nuove occupazioni necessarie al funzionamento di un sistema che si autoalimenta. I colletti blu operai sono in rotta, quelli bianchi di tecnici, impiegati, funzionari e professionisti stanno per sperimentare analoga sorte, mentre appaiono i Cobot, robot umanoidi collaboranti. Il lusso supremo sarà avere al proprio servizio un uomo o una donna in carne ed ossa.

Il linguaggio-macchina, il suo codice binario fatto di sequenze di 1 e di 0, vero o falso, è analogo a quello della struttura profonda degli impulsi elettrici che comandano l’organismo umano. Con opportuni accorgimenti, i due sistemi potranno interagire e scambiare informazioni. La tecnoscienza di riferimento è la bionica, fusione di biologia ed elettronica, che studia le interazioni tra organismi viventi ed artificiali. L’esperienza ha dimostrato la capacità dei computer di interagire ed aumentare le proprie capacità se collegati insieme. Ora si lavora a collegare i cervelli. Sono già stati condotti esperimenti su animali. La frontiera dell’interfaccia neurale umana è vicina ad essere varcata. La tecnologia è detta Brainet, rete di cervelli. Gli esiti saranno super computer biologici frutto della “mente collettiva”, con la  condivisione di ricordi, percezioni, emozioni. Il taglio con cui arrivano al pubblico le informazioni su Brainet enfatizzano soprattutto l’aiuto ai disabili, ma si è spalancata la porta a qualcosa di mostruoso, ancorché dotato di fascino abbagliante, la creazione di una mente-alveare umana.  L’alveare non conosce l’individualità dei suoi componenti, tutto è in funzione dell’ape regina, ovvero dell’élite che possiede e comanda lo strumento potentissimo trasformato in fine. Sorprendente analogia con la finzione cinematografica di Metropolis, 10 la mega macchina che ingoia le persone. Brainet è lo strumento perfetto per l’abolizione dell’individualità. Il database sarà gestito in vari cloud da applicazioni di Intelligenza Artificiale sotto il controllo della tecnostruttura che potrà vantarsi non di aver abolito la libertà, il libero arbitrio o le procedure dette democratiche, ma l’homo sapiens. La coscienza personale sarà una minuscola cellula del Moloch. Le forme relazionali della neo-umanità saranno gestite dalle tecnologie NBIC (nanotecnologia, biotecnologia, informatica e scienze cognitive) con esiti imprevedibili.  Saremo quello che vorrà il comando impersonale di chi dominerà l’alveare di miliardi di interfacce neurali costituite da nanobot, minuscoli robot formati da filamenti di DNA impiantati nel corpo.

L’I.A. è un campo potenzialmente illimitato che comprende molte conoscenze diverse, tra cui informatica, analisi dei dati e statistiche, ingegneria hardware e software, linguistica, neuroscienze, persino filosofia e psicologia.  Di difficile inquadramento è la relazione tra l’I.A. ( robot, chip, sistemi digitali, virtualità) con la concreta dimensione corporea dell’essere umano.  I padroni del mondo hanno l’obiettivo di trasformarci in macchine controllate da remoto. La Quarta Rivoluzione industriale, ha ammesso Klaus Schwab, il geronte del Forum Economico Mondiale, non cambierà il mondo, cambierà noi. Attraverso la scommessa del transumanesimo, i padroni delle tecnologie promettono addirittura l’immortalità, ma non è altro che il trasferimento della memoria esistenziale in un file digitale. Assicurano una vita senza malattie e sofferenze, disconnettendoci dalla natura e da ogni identità per connetterci alla rete elettrica. Singolare contraddizione di un materialismo teso a  sottrarre la dimensione corporea. Ricordava il filosofo Gabriel Marcel che il corpo non è qualcosa che “abbiamo”, ma qualcosa che ci permette di essere. Per i sistemi di I. A. è puro hardware , ferramenta umana da sostituire con sofisticati software . Lo scrittore Miguel de Unamuno gridava un secolo or sono “ aiuto, mi stanno sottraendo il mio io!”.  E’ un rischio reale, al di là delle mirabolanti promesse di chi, attraverso l’artificiale, sta rimuovendo  natura ed essenza della persona umana.  Il dibattito in corso non sottolinea abbastanza i rischi dell’ I.A. A chi lo fa vengono attribuite inclinazioni luddiste 11, regressive . Le élite e il suo ceto  di servizio proclamano che l’intelligenza artificiale è venuta a rendere le nostre vite più confortevoli ed aggiungono che solo un pessimista irredimibile può immaginare un conflitto con la creatura umana. Alla base dell’idea che i progressi tecnici siano intrinsecamente buoni c’è la tesi discutibile che ogni avanzata tecnologica sia un successo antropologico, ogni innovazione un miglioramento. Il dado è tratto e niente sarà più come prima. Intanto irrompe a passo di carica l’I.A.  cinese. Il sistema Deep Seek ha fatto irruzione sul mercato nei primi mesi del 2025 ,  ottenendo risultati straordinari con risorse minime, a paragone degli investimenti di  Nvidia e Open AI. 12 Sarà certo un balzo entusiasmante permettere a molti esseri umani di superare disabilità drammatiche, vincere malattie e pesanti condizioni di vita. Non possiamo però tacere la prospettiva transumana. L’idea è realizzare impianti cerebrali sempre più piccoli in grado non solo di interagire con telefoni e computer, ma anche tra loro, sino a rendere inutile, desueto, il linguaggio orale. Sarà ancora Uomo l’essere che rinuncia – in tutto o in parte – alla parola, al Logos? Se gli impianti, in forma di chip sottocutanei, nanobot  o di altre tecnologie dell’infinitamente piccolo- occupano la sfera cerebrale, la coscienza e il Sé della creatura uomo,  la nostra specie  e i singoli individui che la compongono ( la nostra civiltà li chiama “persone”) sono posti sotto controllo. Definitivo, totale, telepatico. Un altro pericolo è la possibilità che attraverso l’I.A. vengano commessi reati, intrusioni illecite nella nostra sfera intima. Parliamo soprattutto della Intelligenza Artificiale Generativa-  I.A.G.- una realtà il cui impatto, nel bene e nel male, non fa che intensificarsi. App, chatbot, siti web e programmi di vario tipo offrono svariati servizi gratuitamente, in cambio dei nostri dati e dell’invasione della nostra vita. L’uso che se ne può fare dipende dall’intenzione dell’utente: una I.A.G. può creare un’illustrazione ultra-realistica per accompagnare un libro, ma anche generare un’immagine che, per la sua stretta somiglianza con la realtà, è difficile da distinguere dalla realtà e può causare gravi danni a qualcuno. E’ già diffusa tra i più giovani l’abitudine di generare e diffondere immagini e filmati di coetanei in situazioni intime o imbarazzanti. Vengono segnalati ricatti e  frodi con voci artificiali, ad esempio un nipote che chiede soldi al nonno per essersi messo nei guai . La questione è serissima: potrebbe arrivare il momento in cui diventerà impossibile distinguere se qualcosa realizzato con l’ I.A.G. sia vero oppure no, con il rischio di truffe, inganni, ricatti.

Enorme preoccupazione dovrebbe destare quanto dichiarato Yuval Harari 13 secondo cui l’ I.A. metterà fine alla “dominazione” umana in pochi anni. Il progetto è la fine dell’antropocene e l’ alba di un’era in cui l’uomo comune sarà un ibrido o una nuova specie, una Chimera 14 postmoderna e postumana. La supremazia  umana verrà sconfitta dal trionfo della macchina, il Tecnocene. Harari e Mustafa Suleyman- leader del settore A.I. di Google DeepMind- hanno esposto le idee dell’oligarchia antiumana in un’intervista al periodico The Economist. Suleyman, architetto dell’agenda del WEF, prevede che entro cinque anni l’intelligenza artificiale sostituirà molte attività quotidiane. Sarà in grado di fare e ricevere telefonate per trattative e accordi con esseri umani o altre macchine. Gioioso, ha riconosciuto che l’I.A. ci sostituirà in “molte parti della nostra economia”. In altre parole, i piani del Dominio sono che gli esseri umani non siano più la forza vitale sulla Terra. Umanità inutile, eccetto loro stessi. Harari è convinto che la tecnologia dell’A.I. sia il motore di un tempo in cui gli umani si fondono con le macchine e alla fine vengono dominati. I suoi scritti descrivono un mondo biotecnologico futuristico in cui gli organismi biologici intelligenti saranno superati dalle loro stesse creazioni. L’homo sapiens come lo conosciamo scomparirà tra circa un secolo, ha predetto. Harari suggerisce che l’A.I. potrebbe essere utilizzata per riscrivere testi religiosi come la Bibbia. La distopia di Orwell diventa realtà.  Suleyman è autore di  The Coming Wave: Technology, Energy, and the Biggest Dilemma of the 21st Century  ( L’onda che viene: tecnologia, energia e il più grande dilemma del XXI secolo). Bill Gates ha definito il testo “un’eccellente guida per navigare in tempi senza precedenti.” La tesi è un mondo in cui per l’Intelligenza Artificiale sarà routine trattare con e al posto di “altri esseri umani” per negoziare, o discutere con altre I.A. Sarà in grado di utilizzare le interfacce di programmazione delle applicazioni (API), software che elaborano i trasferimenti di dati tra sistemi, e comunicare con siti web, database, archivi di informazioni. Harari ha commentato “quello che abbiamo appena sentito è la fine della storia dominata dall’uomo. La storia continuerà con qualcun altro al controllo.”  15 Le parole sono pietre: ha detto “qualcun altro”, non qualcosa d’altro. Si riferiva all’iperclasse che controlla la tecnologia o personificava la macchina? Significativa è anche l’espressione di Suleyman riferita all’ I.A. “comunicare con altri esseri umani”. L’I.A. è un essere umano ? La previsione è varcare il confine tra persona umana e persona elettronica, enunciato da Klaus Schwab in Quarta Rivoluzione Industriale, 16 con la fusione delle nostre identità fisiche, digitali e biologiche. 

L’oligarchia afferma apertamente l’inutilità di gran parte dell’umanità. L’ I.A. dirige il gioco della vita . Il CEO di BlackRock, Larry Fink, ha recentemente reso esplicito questo cambiamento, spiegando come l’I.A. e l’automazione rimodelleranno anche le dinamiche demografiche: “I paesi sviluppati con popolazioni in calo svilupperanno rapidamente la robotica e la tecnologia dell’ Intelligenza Artificiale. I problemi sociali che si avranno nel sostituire gli esseri umani con le macchine saranno molto più facili in quei Paesi che hanno popolazioni in calo“. 17 Affascinanti opportunità o derive antiumane angoscianti ? Almeno, discutiamone. 

NOTE

1.Guenther Anders (1902-1992) , scrittore e pensatore tedesco, autore de L’uomo è antiquato (1956)

2.Howard Gardner (1943- ) psicologo americano noto per la teoria delle intelligenze multiple.

3.John Searle (1932- ) Filosofo americano. Svolse l’esperimento detto “delle scatole cinesi” per dimostrare che un computer non pensa come gli esseri umani in quanto non ha bisogno, per elaborare un’informazione, di comprendere il linguaggio o altri codici simili.

4. https://www.open.online/2025/05/10/papa-leone-xiv-nome-spiegazione-intelligenza-artificiale/

5.Idem

6.Frankenstein o il moderno Prometeo è un romanzo di Mary Shelley, inglese, moglie del poeta P.B.- Shelley, scritto nel 1817. Frankenstein è il nome dello scienziato che cra la figura mostruosa.

7. Stephen Hawking (1942-2018) inglese, fisico e cosmologo , gravemente disabile, tra i massimi geni contemporanei, noto per la teoria dei “buchi neri” nell’universo.

8. Si dice Sindrome di Stoccolma l’attitudine di una vittima a simpatizzare con il suo carnefice.

9. https://www.paolobenanti.com/post/salvare-le-democrazie-fukuyama

10. Metropolis ( 1927) diretto da Fritz Lang, fu un film di fantascienza che disegnava un mondo disumano guidato dalle macchine.

11. Il luddismo, dal nome di Ned Ludd, un attivista britannico di fine XVIII secolo, fu un movimento operaio contrario all’introduzione delle macchine nella Prima Rivoluzione Industriale. Agiva distruggendo i macchinari.

12. Nvidia e Open AI sono due delle aziende americane più attive nella creazione di apparati guidati dall’Intelligenza Artificiale.

13. Yuval Noah Harari (1976- ) scrittore e filosofo israelo-americano. Homo Deus. Sapiens. Da animali a dei.

14. La Chimera era un mostro della mitologia il cui corpo era formato da pèarti di vari animali.

15. Tutti i brani virgolettati del capoverso provengono da https://www.economist.com/films/2023/09/14/yuval-noah-harari-and-mustafa-suleyman-on-the-future-of-ai

16. K.Schwab, La quarta rivoluzione industriale. Franco Angeli, 2016.

17. https://www.logicallyfacts.com/en/fact-check/blackrock-ceo-did-not-say-goal-of-depopulation-is-replacing-humans-with-machines

Ricevuto e pubblicato da Roberto Pecchioli il 15 Giugno 2025

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